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Egli fuggiva e temeva il “pressappoco”, voleva la verità intera. Si sarebbe detto che durante quelle settimane la morte volesse giocare d’astuzia e d’audacia con lui. Ma fu lui ad averla vinta.Avrebbe toccato i microbi senza vederli.Rimaneva ancora da distruggerli.

Louis-Ferdinand Cèline, Il dottor Semmelweis

Io di formazione sarei un internista. Di come spiegare in modo semplice cosa sia un internista avevo già parlato, vi basti sapere che in genere la nostra specialità è fare diagnosi. Capire tra mille malattie quale può avere il nostro paziente e poi, possibilmente, curarlo. Noi rifuggiamo la verticalizzazione, la conoscenza analitica di un gruppo di malattie in particolare, noi siamo i jolly, i fantasisti, quelli che si arrangiano un po’ con tutto e se c’è bisogno chiedono agli specialisti. Avere a che fare con una sola malattia, come durante un’epidemia, è un’esperienza unica e a tratti frustrante. Il brivido della diagnosi è totalmente assente, il rischio di fare errori diagnostici praticamente azzerato. Ciò non significa, però, che il lavoro sia più semplice: ci troviamo di fronte a mille copie della stessa malattia, con l’arduo compito di prevedere chi migliorerà e chi peggiorerà, chi può andare tranquillo a casa e chi ha bisogno di osservazione stretta, chi tra poche ore avrà bisogno di un ventilatore e chi resisterà giorni solo con l’ossigeno.
Per di più è una malattia relativamente nuova: abbiamo visto altre polmoniti virali, abbiamo idea della terapia da applicare nella sindrome da distress respiratorio acuto (che ha moltissime cause, tra le quali la polmonite virale), ma con questa malattia qui, con il COronaVirus Disease ’19, non abbiamo esperienza. Studiamo, leggiamo gli articoli che vengono via via pubblicati, cerchiamo consigli da chi è qualche settimana avanti rispetto alla situazione che vediamo nel nostro ospedale, ma è difficile sapere con certezza come agire.
È difficile perché da Galileo in poi la scienza procede a piccoli passi, a teorie e smentite, a scoperte che si credono miracolose e poi funzionano in casi limitati, a dati che richiedono conferme negli anni, ma noi abbiamo fretta.

Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili qui

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