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Si è in pochi e si ha contro un intero esercito; ma si difende il diritto, la legge naturale, la sovranità di ciascuno su se stesso, che non ammette possibili abdicazioni, la giustizia, la verità, e se occorre, si morirà come i trecento spartani. Non si pensa a Don Chisciotte, ma a Leonida. E si va sempre avanti e, una volta impegnati, non si indietreggia più e ci si precipita a testa china, con la speranza di una vittoria impossibile, la rivoluzione completata, il progresso rimesso in libertà, l’accrescimento del genere umano, la liberazione universale; e, alla peggio, le Termopili

Victor Hugo, I Miserabili

Da un giorno all’altro, mentre l’Italia chiudeva, a noi operatori sanitari sono state annullate le ferie e raddoppiati i turni, ma quasi non ce ne siamo accorti. Abituati da sempre al sottile senso di colpa nei confronti delle nostre famiglie per weekend, feste e notti passate in ospedale anziché con i nostri cari abbiamo avvertito un vago sollievo. “Stasera non ci sono a cena”, “Questo weekend lavoro”, “Possiamo festeggiare il compleanno di papà venerdì anziché giovedì? Perché faccio notte”.
All’improvviso tutto il resto del mondo è a casa, non organizza feste, non progetta weekend fuori porta, non compra biglietti di concerti ed eventi. Nessuna desiderata, nessun “Speriamo che martedì mi capiti di fare mattino così riesco ad andare a Yoga”. Da un giorno all’altro lavorare in questo mondo ribaltato è diventato quasi un privilegio: siamo gli unici ad uscire di casa, gli unici a percorrere la città deserta, il traffico ormai un ricordo lontano, e a sapere se fuori fa freddo o c’è il sole. I nostri familiari sono sempre a casa, al mattino, se facciamo pomeriggio, tutto il giorno, se facciamo notte. La gente ci applaude, ci regala del cibo, ci chiama eroi, i supermercati ci fanno saltare la coda.
In questa bolla dove la domenica è uguale al giovedì anche i turni lo sono. Non esiste più un weekend libero e d’altro canto non sapremmo cosa farcene. L’organizzazione normale dell’ospedale si basa su risorse più abbondanti nei giorni feriali rispetto ai festivi quando gli ambulatori chiudono, gli interventi programmati non ci sono, molti specialisti sono reperibili da casa solo per le urgenze, gli esami diagnostici di secondo livello non vengono eseguiti. Il lavoro, anche per chi rimane, è in genere minore. Il numero di esami da chiedere e da controllare, di consulenti da chiamare, di procedure da seguire è limitato. Da un mese a questa parte, invece, viviamo in un lungo, affollato, weekend di lavoro. I servizi non essenziali sono tutti sospesi, gli esami di secondo livello sono banditi: una sola malattia, poche cure, tanta necessità di assistenza, tutta urgente.

La chiesa riadattata a reparto di degenza

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