Lasciatemi passare per ripetitiva, ma la sessione esami si avvicina e, da buona previdente, ho cercato di stampare gli statini degli esami prossimi venturi.
Sapendo come funzionano le cose nella nostra facoltà ho fatto ricorso alle superiori conoscenze degli studenti più anziani per farmi spiegare l’ubicazione del punto blu più vicino. La spiegazione è stata all’incirca:
“Entra dal passo carrabile di via Cherasco, vai a destra senza entrare nell’ospedale, nel cortile trovi le scale che portano all’aula magna di psichiatria, sali, giri a destra e prendi il primo ascensore. Premi 2 e ti porta al quarto piano, esci ti fai aprire la porta del reparto, giri a sinistra e poi a destra e sei arrivato”.
Sembra facile e infatti lo è per la media delle indicazioni dell’ospedale. Però, mentre cerco di seguire a memoria le indicazioni scavalcando cavi e altre apparecchiature abbandonate, mi viene da pensare a chi possa essere venuto in mente di situare l’unica macchinetta stampa-statini nell’arco di un paio di chilometri in un posto così assurdo. Ora non dico che avrebbero dovuto affiancarla al bancomat san Paolo all’ingresso, ma da lì al quarto piano di psichiatria ci sono delle sensate vie di mezzo; anche senza troppo sforzo di immaginazione si pensa facilmente a un milione di posti più comodi dello stretto corridoio pinzato tra due reparti psichiatrici al quarto piano di un’ala secondaria dell’ospedale.
Quindi ho pensato che ci dovesse essere un motivo ragionevole per siffatta decisione e, con un’accelerazione ideica forse ispirata dal luogo, in attesa del mio turno per stampare, sono riuscita a scovarne uno. Ebbene la mia spiegazione è la selezione darwiniana.
Pensateci, per riuscire nell’impresa di trovare il punto blu e stampare gli statini sono necessarie innumerevoli doti:
– per prima cosa bisogna avere ottime conoscenze quali studenti degli anni precedenti o medici del reparto, con le sole indicazioni della guida dello studente è matematicamente impossibile trovare la malefica macchinetta.
– Altrettanto indispensabile è un ottimo senso dell’orientamento (per motivi strettamente correlati all’architettura dell’ospedale di cui parleremo diffusamente più avanti è estremamente facile perdersi).
– Non guastano una discreta prontezza di riflessi per dribblare pazienti psicotici e caposala infuriate, pazienza infinita (perché sembrerà impossibile ma c’è coda), discrete capacità informatiche (come ogni punto blu che si rispetti non funziona quasi mai).
Ne consegue che solo i migliori, quelli che posseggono tutte le caratteristiche su menzionate o quelli più fortunati che causalmente si imbattono nel punto blu, riescano a sopravvivere, a stampare gli statini e a completare la propria carriera universitaria, tutti gli altri soccombono all’impietosa legge della selezione naturale.
Sospetto che gli pneumococchi all’epoca di Fleming abbiano avuto vita più facile.
sempre che ci sia carta per stampare gli stanini!!! cosa poco ovvia 😉