Li vedi davanti alla scuola, prima di entrare; lo tengono in braccio teneramente, come un bambino. Qualcuno ci appoggia il mento, stanco di sonno; qualcuno se lo stringe forte al petto, per ripararsi dall’aria gelida mattutina, altri vi si aggrappano come ad una speranza, sostenendolo e facendosi al tempo sostenere. Qualcuno lo tiene sottobraccio come un compagno inseparabile, qualcuno lo bacia sulla copertina o sulla costa delle pagine, per augurio o per scaramanzia. Qualcuno lo tiene per la costa, con una mano sola, come se non ne avesse bisogno, in realtà non sa separarsene. Qualcuno controlla le pagine in cui ha scritto gli appunti. Ognuno ha il suo e ne è geloso.
Nessuno lo presta al vicino di banco senza un minimo di dispiacere.
“Chissà che ne farà ora, guarda! Sta piegando le pagine quel disgraziato! Poverino, gli farà male! No eh, non azzardarti a tirare le linguette a quel modo sai?… “
“ Me lo ha ridato, finalmente. Poverino, ti ha maltrattato quel bruto? Non ti lascerò mai più in balia di quelle manacce.”
Poi entra il professore, consegna la versione e l’incanto svanisce. Esso diventa uno strumento. Tutti sfogliano velocemente le pagine, senza preoccuparsi di stropicciarle, cercano di arrivare il più in fretta possibile al lemma desiderato, e se non lo trovano gli addossano la colpa. Lo prenderebbero a calci se non rischiassero di passare per pazzi.
E se trovano ciò che cercano non sono minimamente grati nei confronti di “colui” che dieci minuti prima sbaciucchiavano.
All’uscita ci sono emozioni discordanti: c’è chi ha trovato tutte le parole, ha tradotto bene e lo accarezza. C’è chi non è riuscito a trovare alcune parole, lancia insulti, se la prende con lui, lo maltratta, vorrebbe scagliarlo dall’altro lato della strada, ma ad impedirglielo, questa volta, è il suo buon senso: “dopo tutto l’altra versione è andata bene, e poi che farei senza di lui?”
E, infine, c’è chi ha trovato tutte le parole, ma non ha compreso la sintassi e se la prende con lui ugualmente perché gli appunti al suo interno non erano chiari, o più semplicemente perché rappresenta la materia in quei momenti tanto odiata.
Non c’è scampo, come le persone, anche i dizionari sono costretti a subire lodi o ingiurie, per ciò che fanno e per ciò che sono.