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Tutti gli anni in questo periodo si aprono i test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso e tutti gli anni, puntuale e sempre uguale, tocca vedere la carovana contro il test di medicina. Primari che sostengono che se ai loro tempi ci fosse stato il test non sarebbero mai passati (improbabile e comunque impossibile da verificare), genitori, cantanti, assessori, fattorini, panettieri, postini, tutti vogliono dire la loro su come sarebbe bello se il test non ci fosse, su come esso leda il diritto allo studio e tarpi le ali a giovani ambiziosi nati con la medicina nel cuore e il cervello al portafogli.
Quest’anno anch’io voglio aggiungere la mia opinione che si articola in tre punti:

  1. IL TEST E’ INDISPENSABILE
  2. IL TEST E’ UTILE
  3. IL TEST VA BENE COSI’ COM’E’.
    Bella forza mi direte, io l’ho passato, come potrei essere contraria? prima di giudicare valutate ciò che dico.

IL TEST E’ INDISPENSABILE

La ragione è molto semplice: non ci sono strutture per ospitare 3000 persone, nè professori a sufficienza. Non ci sono corsi opzionali dove la gente si disperde come a Lettere, nè le lezioni sono facoltative come a Giurisprudenza. Servono attrezzature, materiali e laboratori, per non parlare dei tirocini.

IL TEST E’ UTILE

Vogliamo forse togliere la possibilità a tutti coloro che si sono trovati iscritti “a forza” o senza convinzione di tornare a casa e dire: “Papà, mi dispiace, sarei diventato medico tanto volentieri per ereditare il tuo studio e dar lustro al nome della nostra famiglia, ma purtroppo le domande erano davvero impossibili, non ho passato il test e mi iscrivo alla facoltà che mi pare”.

IL TEST VA BENE COSI’ COM’E’

Ecco le principali critiche rivolte al test com’è concepito ora e perchè non ci sono alternative plausibili.

IL TEST NON VALUTA BENE LA PREPARAZIONE INDIVIDUALE
Due cose servono per entrare a medicina: Volontà o Preparazione.
Se hai la Preparazione (e non discuto che a volte sia una questione di ambiente più che personale) passi il test senza problemi.
La prima cosa che qualunque persona a cui parli del test di medicina dice per sostenerne l’inutilità è: “Ma no, prendi per esempio mio cugggino, c’aveva la media del 9 al liceo e non ha passato il test”…. ergo (sottintendono) il test è da buttare.
NO, ergo tuo cugino se davvero vuole diventare medico ci mette un po’ di Volontà, si iscrive a qualche facoltà scientifica e l’anno successivo risponde correttamente a tutte le domande di chimica, biologia e matematica ed entra lo stesso.
Sia ben chiaro che non discuto sulla preparazione del cugino in questione, conosco personalmente persone estremamente preparate che per qualche motivo hanno fallito il test. Alcuni ci hanno riprovato con successo, altri hanno lasciato perdere, in entrambi i casi nulla di tragico.

LE DOMANDE DI CULTURA GENERALE SONO ASSURDE
Seconda obiezione da manuale: “Ma a che serve sapere la data di nascita di Giuseppe Verdi per fare il medico?”
risposta: a niente, le domande di cultura generale hanno due scopi:
in primo luogo limitare l’incidenza dei cugini di cui sopra. Se le domande fossero tutte di biologia, biochimica, anatomia e fisiologia passerebbero quasi solo coloro che hanno già frequentato un anno di università in un’altra facoltà scientifica e man mano diverrebbe una prassi, un neo-diplomato non avrebbe alcuna possibilità di superare il test al primo tentativo.
in secondo luogo servono a valutare la preparazione effettiva del candidato. La cultura generale, così come la logica, grazie a dio, non si prepara sugli alfa-test (benchè c’è chi ci provi) e se anche sapere chi era Enrico IV non garantisce di diventare un buon medico indica però una certa propensione allo studio metodico che è indispensabile per affrontare 6 anni di medicina.

SAREBBE MEGLIO STABILIRE A FINE ANNO ACCADEMICO CHI RESTA E CHI SE NE VA
Sembrerebbe fantastico, tutti insieme per un anno di prova, ciascuno pronto a dare il meglio di sè e chi alla fine ha sostenuto più esami con la media più elevata resta, tutti gli altri a casa.
Un’idea geniale…. se non ci si riflette troppo.
Tralascio le motivazioni logistiche di cui al punto 1
Tralascio le ipotesi peregrine su cosa possano fare coloro che hanno fallito la prova (riprovarci è escluso, preparando gli stessi esami per il secondo anno di seguito sarebbero avvantaggiati, ma come spiegargli che hanno perso un anno così, senza neanche una seconda possibilità?)
Vi chiedo, invece, uno sforzo di immedesimazione. Come sarebbe la vita per un anno accademico sapendo che il tuo vicino potrebbe fregarti il posto da un momento all’altro?
Gli passeresti gli appunti, gli spiegheresti ciò che non ha capito, studieresti con lui sapendo che è un tuo diretto concorrente? Sapendo che tutto ciò che fai per lui potrebbe aiutarlo ad arrivare ad uno di quei 300 posti relegando te al 301simo?
E dopo questa fantomatica selezione come fare amicizia con qualcuno che hai odiato per un anno perchè aveva voti migliori dei tuoi?
Resta l’ultima possibilità

SI POTREBBE SELEZIONARE CON DEI COLLOQUI
Non sono contraria per principio, mi sembra una buona idea, è un metodo che utilizzano in UK ad esempio. 
Ci sono dei libri anche per quello…. ti spiegano cosa dire e cosa non dire, come vestirti, come tenere le mani, quale atteggiamento adottare e soprattutto includono la top ten delle risposte alla fatidica domanda “Perchè vuoi diventare medico?”, domanda per cui non dovrebbe esistere una risposta giusta, ma a quanto pare quella che ti viene dal cuore è sempre sbagliata.
C’è solo un piccolo, insignificante problema. Considerate la situazione. Ogni anno su queste benedette 80 domande si scatenano putiferi inenarrabili: studenti accusati di copiare, funzionari accusati di passare in anticipo le domande, medici che fanno il test apposta per non passarlo e raccontarlo in televisione, domande sbagliate o risposte ambigue… tutto questo per un banalissimo, innocuo compito a crocette. Cosa si direbbe se il tutto fosse affidato all’insindacabile giudizio di una giuria di professori e psicologi? Cosa si direbbe del figlio del primario che è stato preso (raccomandato) e di quello che non è stato preso (ce l’avevano col padre e si sono vendicati sul figlio). Il solito teatrino all’italiana che sarebbe bello, almeno in questo caso, non subire.

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