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Ieri si è svolto il primo appello degli esami di chimica, fisica e biologia del semestre filtro di medicina e mi è tornato il desiderio di scrivere i miei 2 cents al riguardo. Dev’essere destino che ogni 5 anni circa mi torni la rabbia e la voglia di parlarne.

Avevo già scritto del test nello specifico qui (2009) e qui (2015) e del numero chiuso qui (2018).

Tristemente dal 2018, anno dell’ultimo post (che all’epoca aveva totalizzato quasi 100.000 visualizzazioni a testimonianza del tema caldo) abbiamo fatto dei passi indietro.

Mille governi hanno tentato di farsi belli dell’”abolizione dell’odioso numero chiuso a medicina” nella speranza di raccattare qualche voto, ottenendo sempre delle severe reprimende da parte delle università e di quelli che medicina la studiano davvero sostenendo l’impossibilità della vera abolizione del numero programmato in una facoltà pratica e altamente professionalizzante come medicina. Poi a maggio 2025 il ministero dell’Istruzione ha approvato un decreto che teoricamente abolisce il numero chiuso a medicina, veterinaria e odontoiatria. Come lo fa? Consentendo l’iscrizione al primo semestre di questi corsi a tutti coloro che lo desiderano. Gaudio e giubilo in tutto il regno, soprattutto tra gli iscritti agli ultimi anni delle superiori.

Ora analizziamo alcune delle principali critiche al test di medicina come si è svolto finora e vediamo che soluzioni offre questa nuova modalità.

  • Abbiamo così tanto bisogno di medici e manteniamo il numero chiuso a medicina, siamo pazzi?

Per intanto non abbiamo più così tanto bisogno di medici. Bisogna tenere conto del fatto che chi entra a medicina oggi è spendibile sul mercato del lavoro nel 2034-2035, quando il numero di pensionamenti negli ospedali pubblici scenderà sotto le 2000 unità all’anno. L’attuale carenza di medici è stata causata da una tempesta perfetta (e perfettamente prevedibile) chiamata imbuto formativo, avviatasi negli anni ‘10 e terminata solo con la pandemia. Nel 2011 Anaao pubblicava già un report allarmante che prevedeva entro il 2021 un deficit di 30.000 medici dato dal prevedibile pensionamento di 60.000 medici a fronte dei circa 30.000 specialisti formati nello stesso periodo a causa del vincolo di borse di specialità fissato all’epoca a 5000 borse/anno.

Nel 2011 si sarebbe potuto fare qualcosa, ma le borse sono aumentate molto lentamente e molto tardi (4844 nel 2013, 5478 nel 2014, 6940 nel 2016 fino a 8583 nel 2019). Poi, con la pandemia, i numeri sono schizzati fino a 14.980 borse di specializzazione all’anno nel 2020. Peccato che nelle specialità di cui c’è reale carenza (come medicina d’emergenza-urgenza e anestesia e rianimazione) più di metà delle borse rimanga non assegnata e i neolaureati facciano la fila per altre specialità più redditizie, dal bilanciamento vita/lavoro più semplice e a minor rischio medico legale.

“Tra il 2023 e il 2032 andranno in pensione circa 109.000 medici, mentre, dopo l’aumento dei posti nelle facoltà di Medicina e nelle scuole di specializzazione, nello stesso periodo di tempo, se tutti i posti dovessero essere riempiti, saranno pronti per lavorare 141.000 medici*”.

Insomma i ragazzi che ieri hanno sostenuto questo nuovo test d’ingresso mascherato hanno già davanti più di 30.000 laureati che non avranno alcuna possibilità di essere assunti nel sistema sanitario nazionale.

A questo punto forse merita parlare un momento del semestre filtro e delle sue regole.

Ti iscrivi a medicina (o a veterinaria o a odontoiatria ovviamente) nella facoltà che vuoi. Facciamo a Torino. Quest’anno hanno scelto di farlo in 3000. Frequenti i corsi del primo semestre che è stato appositamente riorganizzato per essere uniformato a tutte le altre facoltà d’Italia. In teoria vige l’obbligo di frequenza, ma in alcuni atenei si sono comunque organizzati con le lezioni online. Il programma è fornito dal ministero, ma i docenti, ovviamente, sono quelli del tuo ateneo.  Questi professori, oltre al disagio di passare da 500 a 3000 studenti (con conseguente drastica riduzione della possibilità di aiutare i singoli studenti e farli interagire), devono attenersi a un programma che non hanno deciso in previsione di un esame che non creeranno loro.

Dopo 6 mesi di corsi tu, studente di Torino, sosterrai l’esamone ministeriale per ciascuna delle tre materie (chimica, fisica e biologia), costituito da 31 domande per ogni materia (15 a scelta multipla, 16 a completamento) da svolgersi in 45 minuti. Per ogni risposta esatta si otterrà un punto, per ogni risposta errata -0.25. Poi uscirà una mega graduatoria nazionale dei punteggi e in base a questa scoprirai se rientri nei primi 500 tra quelli che hanno scelto Torino e potrai continuare a studiare lì, oppure se rientrerai nella graduatoria di uno degli altri 9 atenei che puoi scegliere in alternativa a quello in cui hai iniziato gli studi (e ti dovrai trasferire), oppure se sei candidabile a passare a un’altra facoltà “affine” (Farmacia, Biologia o Biotecnologie, per esempio) tra gli indirizzi che hai selezionato.

Ma quindi il numero chiuso rimane?

Sì, hanno solo spostato il test di 6 mesi.

E va bene, forse meglio così.

Ma allora vediamo qualche altra obiezione al “vecchio” test d’ingresso e vediamo se abbiamo migliorato la situazione.

  • Il test non valuta veramente la preparazione degli studenti

Quante polemiche sulla volta che per entrare a medicina bisognava sapere che figura retorica fosse “un gomitolo di strade” oppure a quale personaggio del risorgimento facesse riferimento il concetto di neoguelfismo, o che tipo di musica facesse Schonberg?

Almeno adesso tutti vengono valutati su materie scientifiche di base dopo una adeguata preparazione universitaria. Peccato che all’epoca delle domande di cultura generale stessimo valutando l’attitudine allo studio di uno studente liceale dal quale ci si aspetta che conosca con più facilità le figure retoriche che la formula del benzene (e di questo avevo già parlato e si potrebbe sicuramente discutere).

Sottolineerei, invece, alcune curiose caratteristiche riguardanti il modo in cui si è deciso di valutare gli studenti.

Se valutiamo 54.000 studenti iscritti al semestre filtro con una scala in trentesimi ci aspettiamo una quantità di parimerito che dalla divisione grezza è attorno ai 1800, se, come più probabile, la distribuzione reale dei voti sarà una curva a campana di tipo gaussiano con una mediana spostata a destra significa avere fino a 6000 persone con lo stesso punteggio. Per quanto si distribuiscano nei 37 atenei italiani in molti casi si potrà essere esclusi per meno di un punto o addirittura con lo stesso voto di chi entra in base a criteri secondari al momento ancora oscuri.

  • Il test non prende in considerazioni le attitudini degli studenti

Annosa e da sempre sottovalutata questione. Fare il medico non è solo conoscere a menadito il funzionamento del corpo umano e studiare moltissime ore al giorno. Esistono tantissime abilità tecniche e non tecniche (relazionali, sociali, umane in genere) da prendere in considerazione. Il giorno in cui riusciremo a selezionare non solo autistici che divorano libri e rispondono correttamente ai quiz sarà un gran giorno, ma come si evince da quanto esposto finora, quel giorno non è oggi.

  • Il test favorisce il proliferare di aziende private che vendono corsi per superare il test, svantaggiando così gli studenti che non possono permettersi di spendere migliaia di euro in un corso preparatorio

La quantità di video sponsorizzati sui social si spreca: “Come superare il semestre filtro a medicina”; “I corsi universitari non bastano per rispondere alle domande d’esame, solo noi con la nostra decennale esperienza in risoluzione di quiz possiamo offrirti le strategie migliori per rispondere alle domande”; “Tuo figlio fa quarta superiore? È già in ritardo per superare il semestre filtro!”. A un commercio se n’è semplicemente sostituito un altro.

Cos’abbiamo ottenuto in breve con questa brillante trovata?

  • Disagi per gli iscritti del primo anno ai quali non viene garantita un’attività didattica decente
  • Disagi per gli iscritti di tutti gli altri anni “sfrattati” dalle loro sedi didattiche per l’invasione di migliaia di matricole
  • Il mantenimento di un numero programmato identico al precedente
  • Un sistema iniquo di selezione degli accessi ritardato di 6 mesi
  • Il mantenimento degli odiosi corsi di preparazione privati ai quiz
  • La desertificazione delle facoltà di “seconda scelta” come infermieristica o biotecnologie, destinate a ripopolarsi improvvisamente al secondo semestre del primo anno dopo un appiattente primo semestre al quale devono adeguarsi anche gli altri corsi pena la sproporzione tra i provenienti da medicina e gli iscritti originari.

Insomma una gattopardiana riforma italica dove si cambia tutto perché niente cambi (o perché qualcosa cambi lievemente… in peggio).

*questa citazione proviene dal libro “Codice Rosso” di Milena Gabanelli e Simona Ravizza che non volevo leggere perché dalla quarta di copertina mi sembrava inutilmente polemico e invece è uno dei reportage meglio documentati e che descrive meglio la realtà del sistema sanitario nazionale e delle ragioni della sua crisi tra tutti quelli scritti negli ultimi anni. Lo stra-consiglio a tutti gli interessati.

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